Cattedrale di Firenze. Edificata sulle basi della precedente chiesa di
Santa Reparata, divenuta insufficiente per la crescente popolazione fiorentina,
la sua progettazione venne affidata all'architetto Arnolfo di Cambio che nel
1294 diede avvio ai lavori che si sarebbero protratti fino al 1438. Visti i
lunghi tempi di edificazione, tutto il corpo della chiesa costituisce un
prezioso documento dello sviluppo dell'architettura gotica a Firenze. Nel
progetto originario era prevista una lunghezza inferiore, e quindi una minore
ampiezza delle arcate, sempre per le medesime quattro campate con volta a
crociera. Rimane invece invariata la parte absidale: l'originale schema
d'innesto del corpo basilicale a tre navate con un coro a trifoglio, entro il
perimetro del quale venivano ricavate le cappellette radiali, rispondeva
all'esigenza, tipicamente gotica, di moltiplicare gli spazi, spingendoli verso
la cavità conclusiva della cupola. Quest'ultima era infatti prevista a
sezione fortemente archiacuta. Una ricostruzione di massima del progetto di
Arnolfo è rappresentata in un affresco di Andrea da Firenze posto nel
Cappellone degli Spagnoli in Santa Maria Novella. I lavori vennero interrotti
alla morte dell'architetto (1301) e ripresi nel 1331 e successivamente nel 1334
con l'erezione del campanile (V. OLTRE) progettato da Giotto, al quale era nel
frattempo stata affidata la direzione dei lavori. Nel 1337 Giotto morì e
il suo posto fu preso da Andrea Pisano. Dopo una nuova pausa la fabbrica fu
affidata, nel 1350, alla direzione di Francesco Talenti, che non ne
modificò sostanzialmente la struttura. A lui si devono l'ideazione dei
caratteristici pilastri, che non si scompongono, come era in uso, in diverse
nervature, ma ne contengono lo sviluppo a profilo spezzato entro la forma
semplice del quadrato, e la porta del campanile, sul fianco destro, decorata a
marmi policromi. Tra il 1366 e il 1367 venne redatto, ad opera di una
commissione composta da quattro architetti e quattro pittori, il progetto
definitivo che vedeva ampliate le dimensioni della costruzione, mantenendosi
sostanzialmente aderente alla concezione di Arnolfo. Sulla facciata, i cui
lavori furono condotti fino a circa metà dell'altezza da Arnolfo, e che
venne poi distrutta nel 1587, si sviluppava una complessa decorazione plastica,
opera dello stesso architetto: alcuni elementi del ciclo sono conservati nel
Museo dell'Opera del Duomo (tra gli altri la
Madonna della
Natività e la
Santa Reparata). La facciata odierna, invece,
è stata ricreata in stile neogotico tra il 1871 e il 1887 da Emilio de
Fabris e Eugenio del Moro. Nel 1418 un concorso affidò a Filippo
Brunelleschi il compito di erigere la cupola: si presentava un problema tecnico
costruttivo non risolvibile con i criteri e con i mezzi tradizionali. Causa
l'ampiezza del cerchio di base, non era possibile servirsi di armature lignee
provvisorie all'altezza a cui, proporzionalmente, doveva arrivare la cupola. Il
problema fu risolto dal Brunelleschi, in collaborazione con Lorenzo Ghiberti,
realizzando una cupola a doppia calotta a sesto acuto: le due cupole sono unite
tra loro da un sistema di nervature interne (catene) disposte come meridiani e
collegate da archi orizzontali paralleli. La volta interna, apparentemente
appoggiata sulle cappelle radiali del coro, posa in realtà sui piedritti
(già previsti nel progetto originario); in questo modo la parete muraria
cresceva a fasce concentriche, ognuna delle quali era in grado di comporre in se
stessa le spinte, mediante un sistema di cordonatura di mattoni disposti a spina
di pesce. La calotta esterna non ha, in sé, funzione costruttiva: essa
era stata concepita come rivestimento di quella interna, e risolve, all'esterno,
il problema di un accordo stilistico-strutturale con il corpo gotico della
chiesa. La tensione delle vele, sottolineata dai poderosi costoloni,
contribuisce a slanciare verticalmente la costruzione in armonia con la
concezione originaria. La cupola interna, priva di ogni richiamo alla divisione
esterna degli spicchi, realizza l'effetto di espansione dello spazio. Nel 1438,
due anni dopo la chiusura della cupola, vennero aggiunte le quattro "tribune
morte" a pianta semicircolare al di sotto del tamburo, mentre nel 1468 si
completò la realizzazione della lanterna con la sistemazione, da parte
del Verrocchio, della palla bronzea e della croce. Nel 1572 Giorgio Vasari
iniziò a dipingervi un
Giudizio Universale completato, dopo la sua
morte, da Federico Zuccari e dai suoi collaboratori. Nel Quattrocento la
cattedrale divenne un grande cantiere di scultura: alla realizzazione della
"porta della Mandorla", posta lungo il fianco sinistro e così detta per
la forma della cornice contenente la raffigurazione della
Madonna Assunta che
getta la cintola a San Tommaso, collaborarono Niccolò Lamberti,
Donatello (che la terminò) e Nanni di Banco. Di Nanni di Banco è
anche la statua di
San Luca, mentre sono attribuibili a Michelangelo la
Pietà e a Baccio Bandinelli i rilievi del recinto presbiteriale
posto a sostituzione di un precedente coro ligneo. Per la cattedrale Donatello
scolpì numerose statue del campanile (tra le quali il famoso gruppo con
il
Sacrificio di Isacco, eseguito in collaborazione con Nanni di Bartolo,
e le statue dell'
Abacuc e del
Profeta Geremia), della
Cantoria (Museo dell'Opera) e il
David, ora conservato nel Museo
del Bargello. Il Ghiberti realizzò invece l'
Arca di San Zanobi, a
lui commissionata per concorso nel 1432 (ma terminata nel 1442) e destinata ad
accogliere le reliquie del santo, vescovo della città in un periodo a
cavallo tra i secc. IV e V, la cui venerazione da parte dei fiorentini è
sottolineata anche dalla presenza della cosiddetta Colonna di San Zenobi posta
nella strada antistante il Duomo: eretta nel 1384 ricorda il luogo dove, al
passaggio della salma del santo, traslata da San Lorenzo a Santa Reparata,
avvenne la miracolosa fioritura di un olmo. Luca della Robbia realizzò
alcune lunette di terracotta invetriata (poste nella Cantoria e sopra le porte
delle Sagrestie nuova e vecchia), mentre Paolo Uccello dipinse il monumento
equestre a
Giovanni Acuto e l'
Orologio della facciata interna
avente agli angoli del quadrante le teste dei profeti. Separato dalla chiesa si
trova il già citato campanile. Alto 84 m, venne iniziato nel 1334 da
Giotto, che lo disegnò. Dopo la morte di Giotto l'opera, arrivata ormai a
metà della sua altezza finale, venne proseguita, nell'ordine, da Andrea
Pisano, Neri di Fioravanti e, a partire dal 1349, da Francesco Talenti.
Caratterizzato dai possenti contrafforti angolari che si elevano fino al
ballatoio di coronamento, il campanile è fornito di un doppio zoccolo
adorno di formelle a rilievi di carattere allegorico - aventi come temi la
Creazione del mondo, le Arti e i Mestieri, i Pianeti, le Virtù, i
Sacramenti -, realizzati da vari artisti, tra i quali lo stesso Giotto, Andrea
da Pontedera, Albero Arnoldi, Luca della Robbia.